IL PONTE DI MAINCY - PAUL CEZANNE


Un quadro.
Non mio.
E' Cézanne, il ponte di Maincy.
Da quando l'ho visto la prima volta in foto, ancora meno che ragazzina, Cézanne è il mio pittore del cuore. E lo è tuttora. 
La foto non rende giustizia alla luminosità indescrivibile   delle infinite tonalità di verde  stese a "pacchetti", a piccoli blocchettini che si fondono armoniosamente e che fanno di un soggetto trito e ritrito, come un ponte su un corso d'acqua,  un'opera straordinaria e moderna, come ho anche potuto ammirare dal vero in una mostra nella sua città natale, Aix. Un vero genio, Cèzanne; non dotato di particolare talento nel disegno, nella linea, è invece maestro nel "disegnare dipingendo", cioè di arrivare alla forma, appunto, al disegno, tramite il colore,  quel colore della natura, della sua Aix -en-Provence, che rende uniche le sue tele.
Non mi piacciono le sue nature morte, per quanto studiate e sofferte ( a volte studiava il soggetto per giorni interi, prima di iniziare il dipinto) nè tantomeno le sue figure che, per quanto sublimate e asessuate (tutte le serie delle "bagnanti") mi ricordano effettivamente degli ippopotami, per dirla con i suoi detrattori.
Ma è una gioia per gli occhi guadare e ammirare i suoi paesaggi, il verde luminoso e cangiante dei prati e dei boschi, l'azzurro intenso del mare di Marsiglia,  la luce del suo Mont Saint Victoire, immortalato decine e decine di volte ad ogni ora del giorno, in ogni stagione.
Non è il soggetto che conta, ma la ricerca del colore, delle forme, dell'unione del soggetto principale con l'ambiente circostante, per formare un dipinto che sia un tutto unico, soggetto e ambiente.
Bravo. 
Anche quando tutti gli dicevano che faceva schifo e persino il suo migliore amico, Zola (che evidentemente era un manico in letteratura ma un po' meno in pittura) lo ridicolizzò in un suo scritto, lui continuò nella sua ricerca del colore e dei volumi. E il tempo gli ha dato ragione.