LA PAZZA DI VIA GARIBALDI


In via Garibaldi, qui a Torino, c'è una panchina.. come "in via del campo c'è una puttana".
Qui invece c'è una pazza. Di età indefinita, potrà avere 50 anni mal portati, capelli bianchi tagliati corti corti, robusta e mediamente sporca. Si siede sempre sulla seconda panchina di Via Garibaldi, partendo da Piazza Statuto, proprio davanti al bel negozio di scarpe, e guarda la vetrina; lei, che ai piedi ha sempre e solo un paio di vecchie scarpe simili a pantofole tutte lise e consunte. Accanto, sempre un immenso zaino nero, come i suoi vesititi, con dentro, probabilmente, tutte le sue cose.
Lo sguardo torvo, guarda la vetrina e i passanti senza mai un sorriso, di traverso, un'espressione tra il disgusto e lo schifo sul viso.
Nella stessa panchina, sempre in Via Garibaldi, un bambino piccolo in sedia a rotelle, così piccolo, poverino, e una mamma zoppicante, il pomeriggio verso le quattro si prendono un gelato: o meglio, la mamma si siede sulla panchina vicino alla pazza, panchina che è sempre stranamente vuota mentre le altre panchine sono sempre affollate, e dà il gelato con panna al bimbo che, per quanto possa avere sui 5 anni e sia un bellissimo bimbo biondo con occhi verdi e occhialoni da farlo sembrare Harry Potter, ha evidenti problemi motori e quindi non riuscirebbe a mangiare il gelato da solo, come tutti i bimbi della sua età, ma se lo rovescerebbe tutto sui suoi bei vestitini, sempre puliti e stirati. La pazza guarda il bimbo e non gli dice mai nulla, non un sorriso, un saluto, una smanceria, nulla: è pazza. E quindi non ha bisogno di commiserare o di fingersi commossa o di intrattenere public relations come in genere fanno tutti vedendo quel bimbo così piccolo e così carino in sedia a rotelle.
Venerdì pomeriggio, però, la panchina è occupata: c'è una festa in piazza Statuto, c'è un sacco di gente, e due distinti signori, molto per bene e distinti, lui e lei sulla cinquantina, siedono vicino alla pazza e conversano amabilmente. La mamma e il bimbo arrivano come ogni pomeriggio, col gelato che si squaglia a causa del caldo che tocca i 30 gradi e non trovano posto. Allora la mamma, sempre zoppicante, sta in piedi, e dà il gelato al bimbo da così, da in piedi. Il gelato comincia a colare da tutte le parti, però, da quella scomoda posizione; talmente poco funzionale che la maggior parte del cioccolato e delle panna finisce, ad ogni boccone, più sui vestitini che in bocca: fa caldo, il gelato cola, il bimbo è in sedia a rotelle e la mamma in piedi zoppicante china sul bimbo. I due signori perbene continuano a conversare amabilmente. La pazza, senza una parola, senza un sorriso, si alza e se ne va