FIORI DI ACACIA IN PASTELLA CROCCANTE



Non sapevo che i fiori di acacia si mangiassero.
In effetti, non sapevo nemmeno che l'acacia facesse dei fiori.
A ben vedere, non so nemmeno che faccia abbia, un'acacia.
Cioè, so che è un albero, questo l'ho studiato, forse, a suo tempo, o l'ho sentito, ma se devo dire di sapere che tipo di albero è, se è un alberello esile esile oppure se è possente come la quercia, in effetti, non lo so. E nemmeno mi  è mai interessato molto saperlo.  Da brava cittadina, conosco solo gli alberi che fiancheggiano i lunghi viali alberati di Torino, cioè, conosco nel senso che li vedo ogni giorno, da anni e anni, ma se devo essere sincera non so nemmeno quali alberi siano esattamente, se platani, ontani, betulle o che altro. So che sono lì, in autunno alcuni fanno dei frutti simili alle castagne ma che non si possono mangiare, e allora so che sono ippocastani, e basta, la mia cultura albero-agricola finiva lì.
Fino a ieri.
Sì, perchè ieri, complice un concorso di pittura, sono finita in un ridente paesino alle porte di Torino, dicesi "Castelnuovo Don Bosco" - che, guarda caso, diede i natali proprio a Don Bosco, che qui a Torino fece molto nel secolo scorso per i ragazzi di strada e di cui ancora si mantengono vivi e attivi gli oratori da lui fondati , e di cui Gabriele è un assiduo frequentatore - immerso nel verde della campagna astigiana. E che ti trovo  sulla strada per Castelnuovo? Una contadina. Una contandina vera, con tanto di foulard e grembiule, così tanto contadina nel suo essere contadina che secondo me fingeva per venderci i suoi prodotti genuini provenienti, invece, dai mercati generali di Torino. Ma tanto non mi becchi, contadina tarocca, ti conosco e non mi lascio ingannare. So che mi vuoi vendere dell'erba a peso d'oro con la scusa che è del tuo campo, che se tanto mi dà tanto tu conosci i campi tanto quanto me, cioè niente, e mi vuoi sbolognare la verdura comprata un mese fa a  Porta Palazzo a prezzo decuplicato, ma a me, non mi becchi! Tz..vediamo un po', va, queste primizie, queste delicatezze di campo, questi frutti del tuo orto, tz...bah...verdura..sembrano spinaci, ..no, costine..."scusi, cosa sono?" "Ortiche!" Ah...non sono spinaci, nè insalata, sono ortiche....."E questi fiori bianchi, cosa sono? " "Fiori di acacia!". " Ah, non mi interessano molto, preferisco i fiori di zucca, fiori commestibili, da fare belli, impanati e croccanti,  me ne dia una decina.." " Ma guardi che anche i fiori di acacia sono da mangiare, mica da guardare.." "Ah sì??? E come li mangio??" "Fa una bella pastella, di acqua minerale e farina, e li frigge, senza le foglie, solo il grappolo di fiorellini..sono buonissimi!" Seeee...vuoi farmi vedere che tu sei una vera contadina proprio, e che ti mangi i fiori di acacia dell'acacia del tuo campo...ma...ma..voglio provare!
Vado via dal banco con una manata di ortiche, un cesto di fiori di zucca e una manata di fiori di acacia.
E non vedo l'ora di vedere se la contadina tarocca mi ha preso in giro...
E faccio la pastella come la faceva mia nonna, langarola doc: acqua frizzante ghiacciata, farina e sale, stop. Ci immergo un grappolino di fiorellini, li tuffo nell'olio bollente. 
E assaggio.
....
Buoni!
Certo..non è che i fiorellini di acacia, così piccolini, si sentano troppo, ma danno quell'idea romantica di star mangiando un fiore, di mangiare veramente qualcosa di non comprato ai mercati generali, qualcosa di vero, di naturale, di  bucolico..sì, lo so, non hanno tutto 'sto gusto, diciamo che la pastella, ottima, fa l'ottanta, novanta per cento del lavoro ma...ecco, per un attimo ho pensato di essere in un altro tempo, in un'altra "dimensione", magari nel secolo scorso, senza macchine, senza smog, traffico, casino.... a mangiare le cose che magari anche Don Bosco, da piccolo, mangiava, cucinate con amore da mamma Margherita, nella pace dei prati astigiani. E  allora, mi paiono buonissmi, questi fiori d'acacia. Grazie contandina, non so se eri vera o tarocca, ma mi hai regalato un bel quarto d'ora, e per questo ti ringrazio.
Poco importa, poi, che l'acacia si trovi dappertutto  per i campi e per le strade dei paesi, come ho visto al ritorno, e ce ne si possa servire liberamente mentre tu me l'hai fatta pagare a peso d'oro; in fondo, anche i bei momenti hanno il loro prezzo..:-)




FIORI DI ACACIA IN PASTELLA

Ingredienti:
fiori di acacia,solo il grappolo senza foglie.
farina di frumento
acqua frizzante ghiacciata
sale
olio extravergine di oliva o di arachide

Preparazione
Preparate i fiori di acacia scegliendo solo i grappolini di fiore, senza foglie. Non lavateli,  si inzupperebbero di acqua: piuttosto, sceglieteli belli puliti dalla pianta.
Preparate la pastella, stemperando la farina con l'acqua ghiacciata e un po' di sale, fino ad avere una consistenza tipo crema pasticciera. L'acqua ghiacciata serve a causare, nel momento della frittura, uno shock termico che renderà vaporosa la pastella, cosa a cui contribuirà anche il gas contenuto nell'acqua frizzante.
Intingetevi i fiori di acacia, e friggeteli nell'olio bollente, circa un minuto per parte
Appoggiate su carta da cucina per eliminare l'olio in eccesso, salate in superficie e servite caldi.