CONIGLIO ALLA LIGURE






Non ci sono le olive. 
Nè taggiasche, né torinastre né romasche.
Non ci sono nemmeno i pinoli, né italiani né cinesi.
In compenso c'è il coniglio.
E' questo l'importante, no?
Anche perché, a ben guardare, un coniglio alla ligure altro non è che un coniglio arrosto con aggiunta di olive taggiasche e pinoli.
Io le olive non le avevo, e  i pinoli manco, ma il coniglio sì e la voglia di mangiarlo pure. 
In effetti avrei voluto mangiare quello "alla ligure", ma mancandomi entrambi gli ingredienti che ne connotano la provenienza, mi sono accontentata di un semplice - ma ottimo - coniglio arrosto.
Ma la ricetta, del coniglio alla ligure, la voglio postare,  per tenermela buona per il prossimo coniglio.
Girando in rete ho trovato varie ricette di coniglio alla ligure, tutte più o meno simili,  e quindi posso qui affermare con relativa sicurezza, che la ricetta sotto riportata è proprio quella del  coniglio ligure.
Che di ligure non ha nulla….magari la provenienza, chissà? 
E sì , perché 'sta benedetta povera bestia,  o è piemontese o è ligure: mi sento di affermarlo con assoluta certezza. 
Perché?
Semplice. 
Andate un po' a leggere, a informarvi sul consumo del coniglio in Italia: praticamente, le uniche due regioni che ne fanno un relativamente largo consumo, sono il Piemonte, e mi sento di dire con le mie amate Langhe in testa, e la Liguria. 
Bon. Basta.
Pare che, se andate a proporre per pranzo un coniglio arrosto in altre regioni italiane, circa il settanta per cento della popolazione vi guarderà con aria sorpresa figurandosi nella testa di mangiare un gatto selvatico e catalogandovi tra i cannibali mangiatori di animali "strani".
Per, me, invece,  il coniglio è una delle carni più buone, magre e saporite che ci siano, più dell'insipido bovino, più dello stopposo maiale.  E' anche una carne dei ricordi: le mie zie langarole, quando venivano a far visita alla loro sorella "cittadina" alias mia madre, non mancavano mai di portarci un bel coniglio appena…agh..ammazzato; sì, lo devo dire: ammazzavano il coniglio per portarlo  a noi!  E se invece andavamo noi a sorpresa nelle Langhe, a Narzole, a trovarle, prima di andare via era tipica la frase: "spetme lì, che don 'na strivasò a 'n prunu!" (traduzione: aspettami lì, che dò una ..strivassata, una ..ammmazzata veloce , a un coniglio!) 
E così il "prunu" veniva "strivassato" per noi, che che lo mangiavamo  beati e felici e liberi da patemi d'animo.
Ho anche assistito una volta, a questa strivassata. Il povero animale, sotto le mani esperte di mia zia, non sembrava soffrire particolarmente: preso per le due orecchie, con un colpo secco dietro al collo, in trenta secondi era al cospetto di Dio, e poi passava al reparto "spellatura", reparto in cui, fortunatamente, non sono mai passata ad assistere.
Certo, dirlo così sembra brutale, ma è così che succede. 
E' così che succede con la nostra bistecchina di vitello, con il nostro tonno in scatola, col nostro San Daniele o con le fettine di salame che diamo ai nostri bambini. Anzi, lì succedde molto, molto peggio: la povera bestia, al contrario dei conigli delle mie zie, non vive libera e felice fino al momento della sua veloce dipartita, ma nei moderni allevamenti, le povere bestie fanno una vita terribile e una morte peggiore. E dovremmo ricordarlo, quando mangiamo il nostro petto di pollo tenero tenero o la nostra bistecchina impanata.
Detto ciò, io carne ne mangio ben poca,  sia perché non mi è mai troppo piaciuta, sia perché, con l'età, mi faccio degli scrupoli pensando a queste povere bestie di allevamento e alla loro amara condizione.
Ma un coniglio, sinceramente, ogni tanto me lo mangio
E con gusto.
E sperando, dentro di me, che abbia avuto la buona sorte di avere avuto una fine come quella che sapevano regalare le mie zie: rapida e -forse- non troppo dolorosa.
Non lo so , quando arriverò, -voglia Dio il più tardi possibile, - dall'altra parte e troverò i conigli delle mie zie, chiederò loro se è stato veramente così…

E intanto, gustiamoci un coniglio alla ligure!


P.S: i più "volpini", vedranno che la ricetta è la stessa del coniglio arrosto, beceramente copiata (da me stessa, cioè da questo mio stesso blog) con un semplice copia e incolla. Ho cambiato solo praticamente il finale, per trasformare il semplice coniglio arrosto in un coniglio …alla ligure!


                   
                     


CONIGLIO ALLA LIGURE



Per due persone:

INGREDIENTI:
mezzo coniglio tagliato a pezzi 
uno spicchio d'aglio
erbe varie (rosmarino, origano, timo, maggiorana, salvia)
un bicchiere di vino bianco o il succo di mezzo limone (io limone)
olive taggiasche denocciolate: 50 gr 
pinoli: 20 gr circa
olio extravergine di oliva
sale q.b.
brodo vegetale caldo - circa una tazza


ESECUZIONE:

Fate scaldare l'olio con il rosmarino el'aglio schiacciato per insaporirlo. Poi togliete l'aglio e tenetelo da parte. Fate rosolare ben bene il coniglio a fiamma vivace da ogni lato, per circa 10 minuti, poi sfumate con il vino bianco (o limone). Rimettete l'aglio che avrete tenuto da parte (se tenuto nella pentola, sarebbe bruciato durante la rosolatura del coniglio) e le altre erbe. Salate e bagnate con un mestolino di brodo caldo. Incoperchiate. Fate cuocere per circa tre quarti d'ora, girando i pezzi ogni quarto d'ora circa e aggiungendo contemporaneamente un pochino di brodo caldo. Dopo tre quarti d'ora, togliete il coperchio, aggiungete l'ultimo mestolino di brodo caldo e fate colorire il coniglio, sempre scoperto (in questo ultimo quarto d'ora occorre non allontanarsi dal fornello, la rosolatura finale in un attimo si può trasformare in una bruciatura). Dieci minuti prima del termine della cottura, aggiungere anche le olive e i pinoli.
Terminare di far rosolare e servire caldo, accompagnato, volendo, da purè, patate arrostite o carciofi stufati.