VELLUTATA DI TOPINAMBOUR alle erbette


......





Questi.
Questi..cosi.
Questi tuberi.
Questi affari bitorzoluti, tozzi, che sembrano delle patate mal riuscite, a volte bianchi, a volte marroncini, a volte rossi, insomma, diversamente colorati, spesso.
Misteriosi, sempre
Per molti.
Ma non per me.
Perché io sono torinese.
E per metà langarola. 
E per noi piemontesi, i topinambour non sono certo un mistero: fin da piccoli, li abbiamo affogati di bagna cauda, e non erano certo una delicatezza o una rarità, ma una comunissima verdura che serviva esclusivamente da pretesto, quasi, per ingozzarsi della succulenta bagna avendo però il pudore di non ingozzarsela a cucchiate sul pane ma di accompagnarla con qualcosa.  Con delle verdure, in genere. Verdure qualunque,  povere, umili: cavoli, peperoni, topinambour...o meglio "ciapinabò":  perchè in piemontese mica li abbiamo mai chiamati con l'elegante ed esotico nome, di sapore francese, di "topinambour", ma col più comune e ruspante nome di "ciapinabò". Talmente ruspante che, da piccola, e in fondo anche ora, mi vergognavo a pronunciarlo, ma, ad essere sincera, non è che ora, a dire  "topinambour" mi trovi molto  meglio, anzi, mi sento vagamente cretina.
Ad ogni modo, per dire, questi tuberi per me non hanno nulla di misterioso. Li ho sempre mangiati e sempre conosciuti.
Crudi, però,
Con la bagna calda, appunto, affettati, a pezzi, ma comunque crudi.
Consistenti, croccanti, con quel sapore  delicato a metà tra il carciofo (alla cui famiglia appartengono)  e la patata dolce - se mai la patata dolce si potesse mangiar cruda! - ma con la consistenza e l'umidità di una carota o di una rapa. 
Ma mai li ho gustati  di secondo, di contorno, cotti da soli.
Mai in minestra, o zuppa.
Figuriamoci in vellutata!
E invece ora i ciapinabò , ooops, i topinambour,  cotti, vanno tanto di moda, sono tanto richiesti... e topinambour di qui, e topinambour di là, e a me quattro etti, e a me tre chili, e a me una palata di topinambour... insomma, tutti li vogliono e tutti li cucinano, e nessuno se li fila più crudi!
E così li ho cotti pure io, vuoi non provare?
Ci ho provato.
Li ho affettatti finissimi con una mandolina, ho aggiunto una piccolissima patata, aglio, aromi e ho cotto  circa quaranta minuti. Ho frullato. Ho cotto ancora qualche minuto, aggiustato di sale.
E assaggiato.
.....
BUO-NIS-SI-MI!
Anzi, buonissima, questa zuppa. Un sapore indescrivibile, particolare, dolce ma sapido, agrumato, con (ovvio) retrogusto, ma leggero, di carciofo.
Una sorpresa. 
Anzi, una conferma, visto che avevo già provato a cuocerli come secondo a sé  stante (come da ricetta che potete trovare qui) e li avevo trovati squisiti.
Una delizia: Gabriele ha alzato gli occhi verso di me e ha detto "Mmmh!" , tutto contento. Per una zuppa! Una minestra! Di verdura, oltretutto!!
E  se non sono miracoli questi...;-)






VELLUTATA DI TOPINAMBOUR alle erbette



INGREDIENTI:
Per due persone:
500 gr di topinambour
una piccola patata (100 gr circa)
mezzo spicchio di aglio
una punta di rametto di rosmarino
un rametto di timo FRESCO (non secco, in quanto troppo forte)
Olio extravergine di oliva


ESECUZIONE:
lavate energicamente i topinambour, togliendo tutti i residui di terra (se necessario, utilizzare un piccolo spazzolino). Con una mandolina, affettateli sottilmente. Pelate e tagliate a piccoli cubotti la patata.
In una casseruola, mettete tre cucchiai di olio e fatevi soffriggere il mezzo spicchio di aglio con il rosmarino e il timo. Unite poi le verdure tagliate e fate rosolare per un paio di minuti. Coprite di acqua fredda fino a circa quattro dita sopra le verdure. Unite un cucchiaino colmo di sale grosso. Coprite e fate cuocere per circa 40 minuti, mescolando di tanto in tanto e aggiungendo acqua calda se necessario. Dopo 40 minuti scoprite e frullate con un minipimer. Rimettete sul fuoco senza coperchio e fate addensare fino alla consistenza desiderata. Regolate di sale e servite caldo con un giro di olio extravergine di oliva.  A piacere, accompagnate con crostini caldi.