CARLIN PETRINI, SLOW FOOD, TERRA MADRE E…UN'ACCOZZAGLIA DI COMMERCIALISTI







Ci son persone che cambiano  un pochino il mondo che le circonda, e le persone vicino a loro.
Ci sono persone che hanno un'idea, una visione, e lottano per realizzarla.
Ci sono persone che sanno comunicare e emozionare gli altri, mentre condividono i loro valori.
E ci sono persone che fanno tutto questo facendoti sorridere, anzi, a volte ridere di gusto.
Tutto questo è Carlo Petrini, detto Carlin, anima, mente e braccio di Slow Food e di Terra Madre.
Tutto questo succede stamattina, sabato 25 ottobre, a Torino, in occasione del… "Salone del Gusto! ", - direte voi.
E invece no, non succede al Salone del gusto.
Ma ad un ordinario convegno dell'Ordine dei  Dottori Commercialisti di Torino.
Convegno al quale anche io,  in quanto appartenente a detto Ordine (ebbene sì, ho anche questa disgrazia ;-), ho partecipato.
E questa volta, volentieri. Anzi, mi sono pure prenotata con largo anticipo.
Il tema del Convegno infatti verteva su Slow Food, mica sul bilancio civile e la responsabilità solidale degli Amministatori delle società di capitale o  sui principi contabili internazionali no, era tutta un'altra cosa! Slow Food! Sinonimo di cura, eccellenza, ricerca delle particolarità del territorio, presìdi enogastronomici, e così via! Potevo forse perdermi questo, proprio questo convegno? Certo che no!
E infatti alle nove in punto, anzi, molto prima, ero già in postazione.
Non lo nascondo, anche per vedere "dal vivo" questa leggenda che è Carlo Petrini, detto Carlin,  ideatore di Slow Food e Terra Madre, un uomo che dal nulla ha creato una realtà nota in tutto il mondo.
Un uomo che ha saputo entusiasmare e commuovere una platea di circa 500 commercialisti - dico cinquecento -  venuti appositamente per ascoltare lui, le sue idee, la sue visione di etica e di mondo,  e anche  di economia. Che ci ha fatto riflettere e ci ha arricchiti, e in molti, forse, ha acceso un piccolo motore e la voglia di dire "anch'io posso fare qualcosa".
Ho preso appunti, tanti, come facevo all'università e come non mi capitava più da tempo, e ora li voglio condividere con chi legge questo blog, perché le parole di una persona che sta vedendo più avanti di altri possano farci riflettere e forse contribuire, nel nostro piccolo, ad un miglioramento di questo nostro mondo, di questa economia, di questo sistema di sviluppo basato sull'iper produzione e sul consumo senza limiti, nella convinzione di un mondo con risorse e terra illimitati, cosa che,  ahimè, non è così  ora e così non è stata mai, ma solo adesso pare ci si cominci a rendere conto delle conseguenze nefaste che tale sistema comporta se continuerà a perdurare nello stato attuale delle cose.
Riporto quindi, il più fedelmente possibile, le parole di Carlin Petrini, cha ha dato una sonora scossa alle nostre coscienze e ci ha reso partecipi di un sogno: il sogno di poter cambiare qualcosa nell'attuale sistema di produzione e consumo, ognuno nel suo piccolo, iniziando con una semplice presa di coscienza.

Ci ha ricordato subito che  il cibo è un patrimonio dell'umanità tutta,  e che bisogna condividere e far circolare l'idea che il cibo sia nutrimento, cultura, economia e…felicità! Proprio, felicità,  quando sia un cibo per tutti e sia un cibo "buono, pulito e giusto". Con Slow Food si vuole arrivare ad una visione di intelligenza affettiva, di condivisione delle risorse tramite il cibo e la sua produzione  e che così come esiste il valore del "bello", così c'è il valore del gusto, che va coltivato e insegnato. In quest'ottica si pone, infatti, l'Università delle scienze gastronomiche di Pollenzo.
Attualmente, il nostro sistema economico si basa su scambio lineare (il do ut des, ti do una cosa e  tu me la paghi, o mi dai altro in cambio) o della gratuità, della cosiddetta "charity". Entrambe queste modalità sono diventate obsolete, occorre ora pensare in tema di RECIPROCITA'. Questo concetto è stato ripreso innumerevoli volte da Petrini,  ed è il cardine del suo pensiero. Comporta dei flussi incredibili, in quanto non comporta che il "pagamento" sia effettuato alla stessa persona che lo ha in carico, ma che sia a disposizione di tutti, a favore di chi ne ha bisogno o di chi è in grado di utilizzarlo al meglio.   Magari questo "corrispettivo" sarà dato ad un'altra persona, magari i risultati si vedranno tra anni e magari in un'altra parte del mondo, ma in qualche modo l'azione è scattata, l'economia ha girato. In modo diverso, certo, da quello reciproco cui siamo abituati, ma a trarne vantaggio è il Pianeta, o altre realtà o popolazioni,  e non necessariamente il creditore originario.
Petrini accenna anche all'azienda familiare, vero tessuto connettivo del nostro Paese, dove sia le donne che gli anziani avevano un ruolo determinante, così come tutti, e che dava luogo ad un sistema di sfruttamento delle risorse e della terra meno invasivo, meno depauperante rispetto alle grandi multinazionali. Occore prendere atto che siamo seduti su una miniere d'oro e questa  è il settore agro-alimentare, e che dobbiamo tornare alla terra, in quanto "non mangeremo i computer". Negli anni '50 i contadini erano in Italia il 50%, ora sono solo il 3%, e questo ci deve far riflettere. 
Inoltre, il  concetto di reciprocità - considerare che il ritorno potrebbe non essere immediato e potrebbe anche essere rivolto a soggetti diversi -  implica una conseguenza che è il concetto di "amorevolezza", continua Petrini; la stessa amorevolezza che lui stesso ha avuto quando, all'inizio della sua impresa, ha ricevuto aiuto dai tecnici e professionisti che hanno curato la parte economico-giuridico della sua idea senza trattarlo come un mero "cliente", ma che lo hanno assistito con "amorevolezza". 
Che bella parola.. E qui il nostro ci ha guardato e ci ha regalato in dialetto  una delle battute più riuscite, in parte in piemontese, con un intercalare tipico delle Langhe : "….Ah, Criste, parlè di "amorevolezza" a dei commercialisti…!" (sghignazzata generale).
Eppure è lo stesso Petrini che un secondo dopo decanta e ringrazia quegli stessi commercialisti che, quando ancora non era Mister Slow Food ma solo un visionario con un'idea, hanno risposto al suo appello di "deme na man" con amorevolezza, in un'ottica di reciprocità. Perché l'amorevolezza, continua Petrini, è uno dei rapporti fondamentali in ambito  professionale, badate bene, e non familiari. Con amorevolezza faccio girare l'economia, ma in modo diverso, più equo, più a misura d'uomo.
C'è anche spazio per l'attuale crisi che, continua Petrini,  è entropica: se per produrre una unità di cibo consumo quattro unità di risorse del pianeta tra acqua o altro, prima o poi il pianeta collasserà. Se anche solo il 10% del popolo cinese da domani si mettesse a mangiar carne come gli Usa, continua Petrini,  occorrerebbero quasi tre pianeti per produrre questa quantità di cibo! 
E'  drammaticamente vero, il messaggio di Petrini: consumiamo troppo, produciamo male. Produciamo senza limiti pensando che le risorse siano infinite, mentre così non è , e se non si prende coscienza, tutti,  di questo pericolo, a breve le guerre non si faran più  per il  petrolio ma per il cibo e per l'acqua
Ma soprattutto, occorre che tutti noi, ad iniziare dai giovani, pensiamo ad un diverso modo di concepire la produzione, l'economia, la vita: occorre pensare all'economia "con amorevolezza".

Standing ovation di unn'accozzaglia di 500 commercialisti  commossi quasi fino alle lacrime, sottoscritta presente. Durata quasi due minuti consecutivi.

Grazie, Carlin Petrini, di averci fatto un attimo alzare la testa dai nostri bilanci, dalle nostre imposte, dalle nostre piccole beghe giornaliere e di averci fatto volare un attimo un po' più in alto,  di averci fatto riflettere su quanto è sotto gli occhi di tutti ma che non vogliamo vedere, presi dai ritmi e dalle comodità che diamo ormai per scontati. Grazie per averci resi meno miopi, per averci sbattuto davanti agli occhi una realtà scomoda ma amaramente reale ed attuale. E grazie per averci indicato la strada per uscirne, se  vogliamo, vittoriosi: la reciprocità e l'amorevolezza.
L'amore, cambierà il mondo.


E la prossima volta che preparerò una torta con crema a base di dieci tuorli, mezzo litro di panna a vagonate di zucchero, mi soffermerò un po' più a pensare che le uova, la panna, lo zucchero, non crescono come funghi nel banco del supermercato,  che per i nostri nonni - che come ci  han ricordato han fatto ancora la fame, a testimonianza che questo sistema dell'abbondanza non si è instaurato da secoli ma da appena una cinquantina di anni - avere una dozzina di uova o un litro di latte era una ricchezza a cui si arrivava con cure e fatica, e che  proprio quelle uova, quella panna e quello zucchero che abbondano  nei nostri negozi e nelle nostre case hanno dietro un intero sistema che, indubbiamente, il nostro vecchio pianeta non è più in grado di sostenere a lungo, e soprattutto NON per tutti. 
Pensiamoci ora, per i nostri figli.




Ah, dimenticavo.
Alla fine siamo stati deliziati da un buffett approntato con le eccellenze dei presidi Slow Food: pane bianco, pane integrale, focacce, tome di Langa e tanto altro.
Cose semplici, ma fatte con cura…e con amorevolezza, e quindi più "buone".