DOLCE d'AMALFI di Salvatore de Riso alle mandorle e limone



RACCONTI DA SPIAGGIA  n. 1

Non so se ci avete fatto caso, ma le bancarelle sono cambiate.
Sì, le bancarelle.
Quegli ammassi di ciarpame vecchio e cianfrusaglie sbrecciate che invadono le località marine nei mesi estivi, mescolati a qualche cosa di indubbia gradevolezza o valore, che nugoli di curiosi, appassionati, sedicenti "esperti" e robivecchi setacciano metodicamente alla ricerca del "tesoro" o del VAn Gogh dimenticato, oppure semplicemente per trovare qualcosa a buon prezzo. Ricordo che, mesi fa, è stato acquistato da un'ignara cliente -mi pare olandese- un Renoir autentico, poi risultato rubato anni fa da un panfilo (nientemeno!). 
A me queste fortune non sono mai capitate, ed alla suddette bancarelle mi sono sempre comprata degli emeriti bidoni, tra cui: due teglie in alluminio tutte sbilenche, e che mai potranno più essere utilizzate per la loro funzione principale, cioè di teglie per dolci, ma che mi piacevano tanto per il loro colore argento; una vecchia riga di legno tutta scarabocchiata che mi ricordava gli anni '50 (in cui io non ero nemmeno un uovo, ma che me li ricordano lo stesso) e altre baracche tipo biglie, braccialettini, tazzine, piatti.
Ma quest'anno le bancarelle sono cambiate.
Non che sia sparito il ciarpame, no, no, quello è "nei secoli fedele", come l'Arma dei Carabinieri (che ormai ha finito anch'essa di essere fedele nei secoli, in quanto a breve sarà smantellata del tutto e sostituita dai servizi d'ordine imposti dall'Unione Europea), ma è diminuito.  Per lasciare posto a bancarelle piene di...libri.
Libri, sì.
Libri, libracci, libretti, libri nuovi, libri usati, libri ingialliti, anzi, gialli del tutto, noir,  thriller, romanzi d'appendice, classici, Liala, libri senza arte nè  parte per adolescenti, collane Harmony, Buddha, Omero, Alba Parietti, Benedetta Parodi e Cicerone (chissà Cicerone cosa ne pensa...).
Libri, libri, banchi di libri, uno dietro l'altro.
Certo, banchi di libri usati ce ne sono sempre stati, direte voi, e questo è vero ma...ora sono diversi:  i libri sono presentati come le altre bancarelle presentano preziose tazzine e servizi di porcellana di Limoges (presunta,-): belli, ordinati, uno vicino all'altro col titolo in bella vista, divisi per argomento o autore, puliti, ben disposti, ben presentati, come fossero, appunto, preziosi.
E in effetti, preziosi, i libri lo sono, e lo sono sempre stati, ma ora fanno bella mostra di sè, su queste bancarelle e brillano di luce propria. 
Perchè?
Perchè proprio ora?
Forse che, con l'avvento dei vari e book, reader, computer e varie i vecchi libri sono diventati desueti e tutti ce ne sbarazziamo a piene mani? Ma se così fosse,  li troveremmo ammassati come sempre sulle bancarelle, come merce da poco, merce sovrabbondante, da vendere un tot al chilo, come la vecchia argenteria anni '60 dei nostri genitori che tutti abbiamo in casa, credendo di avere un piccolo tesoretto e che in realtà viene acquistata un tanto al chilo a Porta Palazzo; e invece no, i libri, ripeto, sono proprio esibiti, con cura, con attenzione, con criterio, come piccoli gioielli.
E io ne faccio man bassa, ne acquisto a carrettate, come il pane: non che sia  contro gli e-book, non sono una nostalgic-chic, non me la tiro,  non mi interessa il supporto fisico della sostanza, sia elettronico, sia cartaceo; per me,  tutto va bene, soprattutto se a buon mercato. E spero che questa tendenza continui: meglio un libro ingiallito oggi che una tazzina sbrecciata domani!

E dopo questa riflessione marina, ecco il dolce.
Da tanto volevo fare questa semplice torta da forno di De Riso, profumata al limone. 
Una torta semplice ma squisita, delicata, aromatica, che ci riporta alla nostra infanzia.  A me e Gabri è piaciuta tantissimo .-)




DOLCE D'AMALFI di Salvatore De Riso (da "Dolci del sole")

Ingredienti per 6 persone

160 gr di zucchero a velo
130 gr di burro morbido
100 gr di uova intere (2) a temperatura ambiente
100 gr di latte fresco intero a temperatura ambiente
100 gr di mandorle pelate dolci
80 gr di farina 00
50 gr di fecola di patate
2 limoni costa d'Amalfi
1 baccello di vaniglia
60 gr di scorza di limone candita
5 gr di lievito in polvere per dolci
2 gr di sale

Esecuzione
Con le fruste elettriche, in una ciotola capiente, montate a crema il burro con lo zucchero per circa 5 minuti. Unite la scorza grattugiata dei limoni, il sale, la polpa di vaniglia e la scorza di limone candita finemente tritata. Poi incorporate le uova, una per volta, emulsionando con le fruste elettriche a velocità bassa. A parte, setacciate la farina con la fecola, il lievito e poi aggiungete le mandorle dopo averle ridotte quasi in polvere nel mixer.  Al composto prepartao amalgamate, poco a poco, il latte,  alternandolo alle miscele di farine, lievito e mandorle. Versate l'impasto in uno stampo semisferico di 18 cm di diametro, precedentemente imburrato e infarinato con farina di mais (io stampo rotondo da 22 cm di diametro e 50 minuti di cottura). Infornate a 160° per circa 60 minuti. Poi lasciate raffreddare, ma sformate la torta su un piatto da portata quando è ancora tiepida. Poco prima di servire, spolveratene la superficie con zucchero a velo.

p.s. Salvatore De Riso presenta la torta fatta cuocere in uno stampo semicircolare, tipo zuccotto. Io l'ho fatta in uno stampo rotondo, verificando la cottura dopo 50 min. con uno stecchino.